LA STORIA DEL PAESE

Cadidavid è la frazione più a sud del comune di Verona. Le prima notizia di insediamenti nella zona, è del 1251 quando si accenna ad una Domus Daviorum (casa dei Davi). Fino a quel tempo tutta l’area a sud di Verona, fino alla sponda destra dell’Adige era praticamente deserta, con un terreno ghiaioso e poco fertile: la cosiddetta Campanea Major (Campagna Maggiore). Solo la strada romana Claudia Augusta, costruita per collegare Verona con il sud della penisola, attraversava questo territorio passando a ovest del paese, in prossimità di Fracazzole. Sul finire del 1200 i nuovi insediamenti tra Verona e Isola della Scala vennero collegati, costituendo il tracciato di quella che oggi è la Statale 12.
Immediatamente a sud del centro del paese affiorano numerose risorgive. Il terreno alluvionale rilasciato dall’Adige nel corso dei millenni lascia filtrare l’acqua delle piogge e dello stesso fiume  fino ad incontrare uno strato argilloso impermeabile. Quando tale strato impermeabile emerge in superficie, anche l’acqua affiora originando le risorgive o fontanili. Già nel XVI° e XVII° secolo le acque di molte risorgive vennero convogliate per irrigare i campi e le risaie della bassa veronese.  La più famosa delle risorgive è la Fossa Bova, lungo via Villa Broglia, che dopo decenni di abbandono è stata riportata all'antico splendore dall’omonima Associazione. Altre risorgive significative sono la Tognola, la Brà, il Menago, la Campagna e la Vannina.
Il primo insediamento abitativo è andato ben presto ampliandosi, tanto che già all’inizio del 1400 Cadidavid era costituita come parrocchia e all’inizio del 1500 si hanno notizie del campanile, alto circa 30 metri, purtroppo abbattuto negli anni ’50 del secolo scorso. L’economia si basava sull’agricoltura e sulla pastorizia. Con la dominazione veneziana venne introdotta la coltivazione del gelso per alimentare i bachi da seta.
La vita, per la grande maggioranza degli abitanti rimase stentata fino a tutto il 1800. Sul finire di quel secolo vi fu il maggiore flusso migratorio con circa il 10% della popolazione emigrata prevalentemente in Brasile e Argentina. La situazione cominciò a mutare nei primi anni del ‘900 con l’avvento dell’irrigazione nella campagna e l’arrivo dell’energia elettrica. Venne diversificata l’agricoltura con l’introduzione della frutticoltura e la produzione di granoturco, frumento e altri cereali. Importante è stato il commercio di polli e altre attività come la produzione di corde e la lavorazione del legno.
Nel 1927 cessò  l’autonomia amministrativa e Cadidavid divenne parte di Verona. Nel dopoguerra la frazione si è espansa fino a congiungersi con Borgo Roma, grazie a un grande sviluppo residenziale, ma senza importanti insediamenti industriali, con l'unica eccezione di una cartiera. Negli ultimi decenni nelle zone di espansione sono stati gli attuali piani di lottizzazione che hanno consentito lo sviluppo della residenzialità.

LA CHIESA PARROCCHIALE

L’attuale chiesa parrocchiale, dedicata a San Giovanni Battista e sorta sul terreno in disuso del precedente cimitero, vede la sua costruzione tra il 1835 e il 1853 quando Ca’ di David contava all’incirca 1.400 abitanti.

La precedente, risalente al 1496, non era al tempo di fatto più sufficiente ad accogliere tutte le anime di un paese in forte crescita e che allora raccoglieva le contrade di Fracazzole di Canova, Stazione, Magnano, Marchesino, Bovo, Comotto, Marescalche, Gelmetto, Campagnolo e Ca’ di Raffaldo.

Con una lunghezza complessiva di 48,60 m. una navata unica di 13.60 m. e un ampio transetto di 21,60 m. sormontato da una leggera cupola, l’attuale chiesa, costruita con facciata neoclassica rivolta a occidente e preceduta da una scalinata, si apre al centro con un portale d’ingresso inquadrato in un grande nicchione nel cui catino è aperta una finestra semicircolare, mentre ai lati 4 semicolonne di ordine corinzio reggono l’arcata principale allargando la struttura su 4 nicchie per una predizione complessiva di accoglimento di 600 persone con 78 banchi e 334 sedie.

Tra il 1936 e 1937 al suo interno furono dipinti, a opera del pittore Adolfo Mattielli, grandi affreschi di 2 m. per 6 m. raffiguranti la Via Crucis, 2 dei quali in prossimità della contro facciata dipinti a tempera su tela, così come il “San Giovanni Battista che battezza Gesù” posto nella cappello del fonte battesimale.

Altri preziosi tesori artistici sono ben visibili all’interno della navata come ad esempio la “Visita di Maria a Santa Elisabetta” di Domenico Brusasorzi, la “Madonna del Rosario” di Sante Creara e la “Discesa dello Spirito Santo” di Paolo Farinati datata in apposita epigrafe 1603, nel catino dell’abside esisteva anche un grande affresco del “Cristo Glorioso” a opera del concittadino Ferruccio Martinelli che venne rimosso nel 1967 a causa del crollo di una parte della parete che lo sosteneva.

In prossimità dell’altare è invece presente un Crocefisso, copia di quello del 600 locato nel Duomo di Prato e del quale esistono altre 2 copie nella chiesa di Bovolone e nel Seminario di Rovere e un organo costruito dal maestro Giacomo Locatelli nel 1875 che conta 1927 canne.

Alcune particolarità:

Al tempo, dove sono ora presenti i confessionali vi erano 2 altari dedicati a San Giuseppe e San Antonio, gli attuali altari laterali sono invece dedicati alla Madonna con bambino, San Zeno, San Sebastiano, Santo Cuore, San Giuseppe, San Agnese, San Luigi e San Margherita Maria Alacoque.

Sotto le stazioni della Via Crucis, prima degli affreschi, si trovavano originalmente delle nicchie contenti le statue del 12 apostoli.

Un ultima particolarità è possibile notarla all’esterno, sul punto più alto della facciata, dove si intravede ancora oggi l’impronta di un orologio che al tempo batteva le ore tramite 2 campanelle sincronizzate dal “regolatore” un artigiano il cui compito era quello di ricaricare e controllare l’esattezza dell’ora.

A Cadidavid esisteva una cappella dipendente dalla pieve di Villafranca fin dal XIV sec. Riedificata nel corso del XV sec., venne eretta in Parrocchia autonoma prima del 1452. L’edificio attuale è frutto della ricostruzione avvenuta tra il 1835 ed il 1853. Il campanile venne eretto tra il 1894 ed il 1903. La chiesa quattrocentesca venne conservata, trasformata in teatro parrocchiale ed infine demolita nel 2012. Esternamente la chiesa si presenta con facciata neoclassica rivolta ad occidente. La torre campanaria è situata a lato della parete meridionale della chiesa. Impianto planimetrico a croce latina, definita da un’unica navata ad asse maggiore longitudinale, transetto con bracci laterali di ridotta profondità, ampio presbiterio a pianta quadrangolare rialzato di due gradini e concluso con un’abside emergente a sviluppo semicircolare; lungo i fianchi dell’aula si aprono due semi-cappelle laterali. Aula e transetto presentano una controsoffittatura voltata; la crociera del transetto è coperta da una cupola mentre il presbiterio da una volta a botte. Copertura a doppia falda con manto in coppi lungo i quattro bracci della croce. La pavimentazione della navata è realizzata in quadrotte alternate di marmo rosso Verona e marmo biancone, posate a corsi diagonali; i bracci laterali del transetto sono pavimentati con lastroni rettangolari di pietra bianca calcarea; il presbiterio è pavimentato con marmi policromi.

Pianta

La chiesa presenta un impianto planimetrico a croce latina, definita da un’unica navata ad asse maggiore longitudinale, transetto con bracci laterali di ridotta profondità, ampio presbiterio a pianta quadrangolare rialzato di due gradini e concluso con un’abside emergente a sviluppo semicircolare. Le pareti longitudinali della navata si raccordano alla struttura rientrante dell’esedra centrale che caratterizza la parete di facciata, nel profilo interno dell’aula, mediante setti murari a sviluppo semicircolare: tra questi e le strutture murarie portanti sono ricavati quindi due vani, ai lati dell’ingresso e comunicanti con l’aula, che ospitano il battistero, sul lato meridionale, ed una statua della Madonna in trono con Bambino sul lato opposto. Lungo i fianchi dell’aula si aprono due semi-cappelle laterali emergenti, una su ciascun lato e tra loro prospicienti, in cui originariamente erano collocati altrettanti altari, ed in cui attualmente sono ospitati i confessionali; i bracci del transetto si concludono con un’analoga cappellina centrale, in cui trovano sede l’altare della Madonna, sul fianco settentrionale, e l’altare del S. Cuore sul lato opposto. L’ingresso principale, con bussola lignea interna, si apre al centro della parete di facciata, preceduto all’esterno da un’ampia scalinata; gli ingressi laterali avvengono in corrispondenza di entrambi i bracci laterali del transetto. Sul fianco meridionale del presbiterio si colloca l’ambiente della sacrestia, accessibile dall’aula. A partire dal transetto meridionale si sviluppa verso sud il complesso edilizio della casa canonica e delle opere parrocchiali.

Facciata

Facciata neoclassica rivolta ad occidente. Al centro si apre il portale d’ingresso, preceduto da una scalinata ed inquadrato in un grande nicchione (nel cui catino è aperta una finestra semicircolare) che occupa gran parte del prospetto. Ai lati quattro semicolonne di ordine corinzio reggono l’arcata della volta. Tra le semicolonne e le lesene si aprono quattro nicchie.

Strutture di elevazione

Le strutture portanti di elevazione sono realizzate in muratura mista costituita prevalentemente da conci di pietra calcarea, ciottoli di fiume e mattoni pieni di laterizio, legati con malta di calce. Sono presenti tiranti metallici in corrispondenza dei quattro arconi in muratura su cui si imposta la cupola che copre la crociera del transetto (quest’ultima con presunta struttura portante in latero-cemento e con profilo esterno a pianta ottagonale), e dell’arcone trasversale che separa il presbiterio dall’abside. I paramenti murari si presentano intonacati e tinteggiati sia all’interno che all’esterno.

Strutture di orizzontamento e/o voltate

Gli ambienti principali che costituiscono i quattro bracci dell’impianto cruciforme della chiesa sono coperti da controsoffittature voltate realizzate in listelli di legno intonacato collegati ad una centinatura lignea portante. La navata è chiusa da una volta a botte a tutto sesto, con una decorazione pittorica a tempera che disegna cornici modanate e finte costolonature trasversali che la suddividono in tre settori, di cui quello centrale con unghie laterali, ed i laterali decorati con un motivo a cassettoni; la volta si raccorda con una semi-calotta ellissoidale alla parete di facciata. Il presbiterio è coperto da una semplice volta a botte con unghie laterali decorata con finte cornici e costoloni modanati; una semicalotta sferica con decorazione a cassettoni conclude il volume del coro. La cupola che sovrasta la crociera del transetto è realizzata con presunta struttura portante in latero-cemento, intonacata verso l’intradosso e decorata con un motivo a cassettoni.

Coperture

La struttura portante della copertura a due falde che si sovrappone all’aula è costituita da un sistema di capriate lignee, con orditura secondaria realizzata con arcarecci e travetti, e manto di copertura in coppi di laterizio. Il settore del presbiterio è coperto da un tetto a doppia falda a presunta struttura in latero-cemento. La crociera del transetto è caratterizzata da una copertura a padiglione ad otto falde con manto in coppi, che si imposta sulla struttura muraria di uno pseudo tamburo a pianta ottagonale. Il volume absidale è chiuso da una copertura a padiglione a cinque falde.

Pavimenti e pavimentazioni

La pavimentazione della navata è realizzata in quadrotte alternate di marmo rosso Verona e marmo biancone, posate a corsi diagonali; i bracci laterali del transetto sono pavimentati con lastroni rettangolari di pietra bianca calcarea. Il piano rialzato del presbiterio presenta una pavimentazione in quadrotte alternate di marmi policromi (marmo rosso Verona, pietra biancone e marmo nero) posate a corsi obliqui.

Prospetti interni

L’ambiente interno della chiesa è caratterizzato da una composizione spaziale coerente ad armonica, sottolineata dalla marcata centralità della crociera del transetto. L’insieme è regolato ed unificato armoniosamente dal registro compositivo dell’ordine, che scandisce i prospetti interni con il ritmo delle semi-colonne corinzie (sostituite da lesene in corrispondenza dei bracci del transetto, e semplici fasce verticali dipinte in controfacciata) sulle quali si imposta l’alta trabeazione modanata con fregio iscritto che raccorda l’intera composizione; le strutture murarie angolari su cui si imposta la cupola del transetto sono sottolineate da semi-colonne corinzie binate. I vani in cui sono inseriti gli altari laterali sono introdotti da un arco a tutto sesto. Lungo le pareti interne, intonacate e tinteggiate, si svolge il ciclo di affreschi della Via Crucis realizzato nel 1936-1937 dal pittore Adolfo Mattielli; dello stesso sono anche gli affreschi dell’abside e del presbiterio.

Prospetti esterni

I prospetti esterni, intonacati e tinteggiati, presentano una geometria lineare e regolare e sono caratterizzati dalle emergenze dei volumi in cui si articola l’organismo edilizio (transetto, semi-cappelle laterali, abside); i prospetti laterali della navata sono interessati da un doppio ordine di specchiature rettangolari dai contorni lineari; una cornice sottogronda su mensoline modanate conclude le pareti; ampie finestrature semicircolari si aprono nel settore superiore della navata, del transetto e del presbiterio.

IL CAMPANILE

Torre campanaria situata a lato della parete sud della chiesa. Pianta quadrata. Il fusto è scandito in due registri da una cornice marcapiano fortemente aggettante sorretta da mensolette. Il registro inferiore è lineare, decorato nella parte sommitale con una cornice di metope lavorate. Il registro superiore si presenta a mo’ di cella campanaria, con struttura ad edicola caratterizzata da quattro aperture a tutto sesto, ciascuna incorniciata da due coppie di lesene. Cella campanaria anch’essa ad edicola, quattro le aperture, inquadrate da due colonne terminanti con capitelli corinzi. Sulla cella poggia un tamburo sul quale si imposta la copertura a padiglione in metallo. Sul vertice sommitale campeggia una croce in ferro. Il campanile, staccato dalla Chiesa, è una costruzione di stile neoclassico. Si innalza, imponente e maestoso, per 70 metri. È dedicato: A Gesù Cristo Redentore.

Questa scritta si legge sopra la cella campanaria, sul lato antistante la piazza, mentre sugli altri tre lati si legge rispettivamente: CRISTUS VINCIT, CHRISTUS REGNAT, CHRISTUS IMPERAT.

Descrizione delle campane

Ogni campana ha un peso diverso e una tonalità musicale diversa. ed è dedicata a uno o più apostoli, a uno o più santi. La N.8 è dedicata alla Madonna, a San Pietro e a San Paolo. La N.9 a Gesù, il Redentore.

  1. pesa 180 kg; tonalità DO. “Deo Uno Trino”(a Dio uno e trino).
  2. pesa 260 kg; tonalità SIb “Soli Deo Honor et Gloria”(Solo a Dio onore e gloria)
  3. pesa 310 kg; tonalità LA. “Venite, adorate Dominum”(Venite, adorate il Signore)
  4. pesa 440 kg; tonalità SOL. “Properate gentes audite Verbum Dei”(affrettatevi o genti, ascoltate la Parola di Dio)
  5. pesa 620 kg; tonalità FA. “A peste, fame et bello libera nos Domine”(Dalla peste, dalla fame e dalla guerra, liberaci o Signore).
  6. pesa 870 kg; tonalità Mib. “In Te Domine speravi, no confundar in aeternum”(In Te o Signore ho sperato, non sia confuso in eterno).
  7. pesa 1060 kg; tonalità RE. “A fulgore et tempestate, libera nos Domine”(Dai fulmini e dalla tempesta, liberaci o Signore)
  8. pesa 1500 kg; tonalità DO. “Defuntos ploro, pestem fugo, festa decoro”(Piango i defunti, scaccio la peste, abbellisco le feste)
  9. pesa 2415 kg; tonalità SIb. “Laudo Deum, plebem voco, congrego clerum”(Lodo Dio, convoco la gente, riunisco il clero)

Nel 1994 il campanile è stato dotato di un sistema elettrico, ad orologeria, per il suono automatico delle campane mantenendo la possibilità di fare concerti a mano.

Nel 1996 è stato poi eseguito un restauro applicando una pellicola speciale per la protezione dei muri.

Durante i mesi estivi del 2019 è stato restaurato il castello di ferro che sostiene le 9 campane, perché deteriorato oltre misura. Inoltre, ogni campana è stata abbassata, controllata, spostato il battacchio, cambiato il supporto in legno e verniciato il castello.

Un grande lavoro svolto dalla ditta Elettrojolly di Legnaro, Padova.